Un filmetto che racconta in chiave grottesca ascesa e decadenza nell’aristocrazia romana dell’inizio del Novecento di Checco (Enrico Montesano), detto Conte Tacchia, perché ̶ figlio di falegname ̶ portava sempre con sé delle «tacchie», i cunei di legno che si usano per stabilizzare i mobili. Date le sue origini, i nobili stentano a riconoscerlo come uno di loro, ma lui li batte al gioco… e non certo per bravura. Si presenta ubriaco in un circolo-bisca e si siede al tavolo di Chemin. Chiede di quanto si gioca e gli dicono di «10», ma lui rialza a «100». Nella prima mano fa 8 e lui, pensando di giocare a sette e mezzo, ritiene di aver sballato; invece ha vinto e scopre che stava giocando 100.000 (e non 100) lire. Da quel momento si gasa e continua a rigiocarsi tutto inanellando una serie impressionante di 9, fino a mandare sul lastrico il padre della duchessina, la quale poi cercherà di sposarlo per riavere le cambiali. (da Il grande libro del blackjack e dei giochi da casinò, D. De Toffoli, M. Bonaldi, Sperling & Kupfer, 2011)
Il conte tacchia (1982)
di Sergio Corbucci
con Enrico Montesano, Vittorio Gassman